Novità da Fonchim Quanto è cara la rendita

Novità da Fonchim

Quanto è cara la rendita

Milano Finanza – 26/11/2007
Le commissioni e gli altri balzelli di fondi e pip sono fra gli elementi che determinano l'assegno finale. Ecco gli strumenti per fare un'analisi costi-benefici.

Ma quanto mi costa il fondo pensione o il pip?
È una delle domande che il risparmiatore dovrebbe porsi con sufficiente convinzione e padronanza sia in fase di selezione della soluzione di previdenza integrativa sia successivamente in fase di monitoraggio. Il fattore onerosità rappresenta infatti uno degli elementi che determinano l'entità della prestazione finale. La scelta del risparmiatore deve nascere da una domanda: con quello che pago che servizi sto comprando e ne ho bisogno?

Giù la maschera. Sia la normativa sia la Covip hanno dato molta importanza alla trasparenza dei costi. L'obiettivo è quello di rendere possibile una piena confrontabilità dei diversi strumenti previdenziali anche ai fini di un'eventuale portabilità della posizione individuale. L'Autorità di vigilanza ha perciò opportunamente elaborato gli schemi di documentazione contrattuale adottando una modalità standardizzata di rappresentazione di tutte le spese a carico dell'aderente e dell'Indicatore sintetico dei costi. Quest'ultimo, calcolato secondo una metodologia analoga per tutte le forme pensionistiche complementari e riportato nella nota informativa, costituisce lo strumento idoneo a fornire una rappresentazione immediata e unitaria dell'incidenza dei costi sulla posizione individuale maturata nella fase di accumulo. Dal punto di vista metodologico l'Isc è calcolato come differenza tra il tasso di rendimento relativo a un ipotetico piano di investimento che non prevede oneri, a eccezione del prelievo fiscale, e il tasso interno di rendimento di un piano che considera i costi effettivamente posti a carico dell'aderente, considerati rispetto a un'unica figura di aderente-tipo e a distinti periodi di permanenza nelle diverse forme previdenziali. Le ipotesi sottostanti il calcolo, identiche per tutte le forme pensionistiche complementari, sono relative al tasso di rendimento nominale lordo, posto pari al 4%, e al versamento contributivo annuo, fissato in 2.500 euro. L'Isc viene calcolato per periodi di permanenza di 2, 5, 10 e 35 anni. La metodologia di calcolo richiede di tenere in considerazione i costi già previsti in fase di adesione (costo di iscrizione; spese annue, in cifra fissa o in percentuale sui versamenti; spese in percentuale sul patrimonio) e la stima degli eventuali altri oneri gravanti sul patrimonio della forma pensionistica quantificabili soltanto a consuntivo. Viene inoltre richiesto di tenere in considerazione il costo per il trasferimento della posizione individuale, tranne che nel calcolo dell'indicatore a 35 anni, dove vale l'ipotesi di pensionamento. Rimangono invece esclusi dall'indicatore gli altri costi legati all'esercizio di prerogative individuali (anticipazione e riscatto), quelli derivanti dalle commissioni di negoziazione e dalle eventuali commissioni di incentivo previste per la gestione finanziaria nonché, più in generale, tutti i costi che presentano carattere di eccezionalità o che sono collegati a eventi o situazioni non prevedibili a priori. Gli Indicatori sintetici di costo relativi ai fondi pensione negoziali, ai fondi pensione aperti e ai pip, quali riportati nelle note informative, utilizzate per la raccolta delle adesioni, sono pubblicati poi dallo scorso 19 settembre sul sito web della Covip (www.covip.it), la quale ha inteso in tal modo dare un ulteriore contributo all'accrescimento dell'informazione e della trasparenza nel sistema. Come sottolinea la stessa Covip lo sforzo compiuto sul terreno della confrontabilità dei costi ha d'altronde ricadute positive non solo dal punto di vista dell'aderente ma anche in termini di leva competitiva per gli operatori del settore che, nel riconsiderare la propria offerta previdenziale, debbono tener conto della peculiare struttura assunta dal mercato della previdenza complementare. Nel porsi nella prospettiva dell'aderente sempre l'Autorità di vigilanza, l'Isc costituisce, dunque, uno strumento di indubbia utilità per coloro che intendano avere una percezione immediata e agevole, per quanto possibile, dell'onerosità della partecipazione ai diversi strumenti di previdenza complementare, sulla base di un approccio unitario, rendendo più semplice la comparazione delle opzioni disponibili sul mercato.

La fotografia del mercato. Dalle rilevazioni della Covip emerge che per periodi di partecipazione più brevi (due anni) i fondi pensione negoziali sono caratterizzati, in media, da un livello dei costi inferiore di circa 0,7 punti percentuali rispetto ai fondi pensione aperti e di 2,3 punti nei confronti dei pip. Su un orizzonte di partecipazione di 35 anni, compatibile con il periodo che oggi separa un lavoratore neoassunto dalla maturazione dei requisiti pensionistici, tende a ridursi l'incidenza dei costi sul patrimonio dell'individuo per tutte le tipologie di forme, e in parte anche le differenze tra queste. Ma il livello medio dei fondi pensione negoziali, che si attesta intorno allo 0,3%, continua a risultare significativamente più basso rispetto a quello fatto registrare dalle altre due tipologie di forme previdenziali, pari rispettivamente all'1,1% nei fondi pensione aperti e all'1,6% nei pip. Rispetto allo scorso anno si osserva che alcune delle forme previdenziali, soprattutto pip, che si caratterizzavano per la loro maggiore onerosità, hanno rivisto l'assetto commissionale adottato. Tale rivisitazione, che in alcuni casi si è resa necessaria per rendere la struttura dei costi compatibile con quanto previsto dal dlgs n. 252/2005 in materia di portabilità della posizione individuale, in altre situazioni è stata appositamente operata per portare i costi a livelli maggiormente competitivi rispetto alle altre proposte del mercato. In generale, si può pertanto constatare che la nuova disciplina introdotta ha già avuto un primo effetto di riduzione dei costi medi del settore. Sotto il profilo dei costi, i fondi pensione negoziali, come si legge nella relazione Covip, confermano la loro posizione di primazia, in particolare nelle esperienze nelle quali le caratteristiche strutturali del settore di riferimento consentono più agevolmente di raggiungere il bacino dei potenziali aderenti. In alcuni di questi fondi i costi si posizionano su livelli molto competitivi anche nel confronto internazionale e possono in prospettiva ulteriormente diminuire beneficiando di economie di scala.
Viceversa, per i fondi pensione negoziali per i quali è meno agevole la penetrazione delle platee di riferimento, e quindi anche il conseguimento di economie di scala, i costi si attestano su livelli più elevati. Una riduzione dei costi su periodi temporali più brevi si è invece registrata con riferimento ai pip, anche a seguito degli interventi normativi e regolamentari a tutela della portabilità. Ma restano ancora significative differenze rispetto alle altre forme pensionistiche complementari

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