Novità da Fonchim Decalogo della buona liquidazione

Novità da Fonchim

Decalogo della buona liquidazione

Corriere Economia

1 Che cosa succederà se non esprimerò alcuna indicazione sull’uso del Tfr nei primi sei mesi del 2007?
Il Tfr, pari al 6,91% della retribuzione lorda, sarà conferito automaticamente al fondo pensione previsto dai contratti collettivi o a quello indicato da un diverso accordo aziendale. In alternativa il Tfr andrà al fondo cui ha aderito il maggior numero di dipendenti dell'azienda. In mancanza di una destinazione individuabile con questi criteri, il Tfr sarà conferito ad un'apposita fondo istituito presso l'Inps. Il trasferimento riguarderà solo la liquidazione futura: quella già maturata rimarrà in azienda. Per i nuovi occupati i sei mesi per il silenzio assenso decorreranno dalla data di assunzione. La scelta di destinare il Tfr al fondo pensione sarà irreversibile e comporterà l'iscrizione automatica a quest'ultimo. Una volta investito il Tfr nella pensione di scorta non si potrà, quindi, tornare indietro.
2 Potrò destinare la liquidazione a un fondo di mia scelta?
Sì, attraverso una dichiarazione scritta al datore di lavoro si potrà scegliere un fondo aperto o una polizza pensionistica individuale. In questo caso, però, si avrà diritto al contributo del datore di lavoro (in media l'1,2% della retribuzione lorda) solo se lo prevedono gli accordi sindacali.
3 Cosa devo fare per mantenere il Tfr in azienda in modo da incassarlo in unica soluzione alla pensione?
Bisognerà comunicare questa opzione per iscritto al datore di lavoro. Se l’azienda ha meno di 50 dipendenti non cambierà nulla rispetto ad oggi. Oltre questa soglia il Tfr di nuova maturazione sarà destinato per intero ad un fondo gestito dall'Inps, ma separato rispetto a quello cui andrà il Tfr residuale dei lavoratori che non si esprimeranno (silenzio assenso). E la novità introdotta dalla Finanziaria attualmente in discussione. In ogni momento si potrà cambiare idea e destinare ai fondi pensione il Tfr futuro.
4 Come sarà rivalutato il Tfr finito all’Inps?
Con lo stesso meccanismo della liquidazione che resta presso l'impresa: l’1,5% più il 75% dell'inflazione. Non cambia nulla rispetto ad oggi.
5 Se il Tfr va all’Inps chi mi pagherà la liquidazione o un suo anticipo?
Sarà sempre il datore di lavoro a corrispondere il Tfr, compresa la quota finita all’Inps, recuperandola con minori versamenti contributivi.
6 Sono già iscritto ad un fondo pensione: anch'io dovrò compiere una scelta?
Valgono le stesse regole dei non iscritti per la quota residua del Tfr non ancora destinata alla previdenza integrativa se si è stati assunti prima del 28 aprile 1993. Chi ha cominciato a lavorare successivamente non dovrà fare nulla: continuerà a destinarvi l'intero Tfr, come avviene oggi.
7 Quali garanzie offrono e quanto rendono i fondi?
Tutti gli strumenti di previdenza integrativa hanno la struttura di patrimonio separato: un eventuale fallimento dell'azienda o del gestore a cui sono affidate le risorse non può avere su di loro alcuna ripercussione. Discorso diverso è quello del rischio finanziario, dato che il Tfr verrà investito in azioni e obbligazioni. Il Tfr che verrà dal silenzio assenso, cioè quello di chi non sceglie, andrà a linee d'investimento che garantiscano la restituzione delle somme versate e siano idonee ad offrire con elevata probabilità rendimenti pari o superiori a quelli del Tfr in un arco pluriennale. Per quanto riguarda i risultati effettivi, nei primi nove mesi del 2006 i fondi chiusi hanno reso il 2,5% contro il 2,1% del Tfr: per gli aperti si va dal 2,9% delle linee azionarie allo 0,8% delle obbligazionarie. Fra il primo gennaio 2003 ed il 30 settembre i chiusi hanno reso il 20,7%, il Tfr il 10,5%, gli aperti dal 35,7% delle azionarie all'8,1% delle obbligazionarie. Allargando l'analisi ad un periodo più ampio, che comprende la lunga crisi delle Borse, i fondi perdono il confronto: dal primo gennaio 2000 i chiusi sono al 19,7%, il Tfr al 20,9%, gli aperti nettamente indietro con il 5,8%. Dal 1999 (anno positivo per le Borse) le casse previdenziali sono ancora in testa.
8 Ci sono incentivi fiscali per i fondi pensione?
Dal 2007 scatterà anche il nuovo regime, piuttosto favorevole. I contributi saranno deducibili sino a 5.164,57 euro l'anno. I rendimenti annuali continueranno ad essere tassati all'11%: in base all'accordo firmato la settimana scorsa da governo e parti sociali quest'imposizione potrebbe essere rivista per allineare il sistema a quello degli altri paesi europei. La rendita vitalizia versata dalla previdenza integrativa sarà tassata con una ritenuta definitiva del 15%, con una riduzione dello 0,30% per ciascun anno di permanenza successivo al quindicesimo, con un minimo del 9%: attualmente si paga invece l'aliquota progressiva Irpef dal 23% in su. Va notato che il trattamento fiscale del Tfr investito nella previdenza integrativa è decisamente più vantaggioso di quello rimasto in azienda.
9 Quali sono i vantaggi offerti dal Tfr presso l'azienda?
Un rendimento garantito e la possibilità di ritirare come capitale il 100% del montante maturato (con i fondi pensione solo il 50%, il resto sotto forma di rendita vitalizia).
Anche in caso di fallimento dell’azienda, inoltre, l’erogazione della liquidazione, con tanto di rivalutazione, è assicurata. In caso di licenziamento, il Tfr in azienda può essere percepito interamente. Nei fondi pensione può essere conseguito per il 50% della posizione individuale nelle ipotesi di disoccupazione fra dodici e quarantotto mesi o ricorso da parte dell’azienda a procedure di mobilità o cassa integrazione. Il riscatto totale è ammesso per invalidità permanente (riduzione della capacità di lavoro a meno di 1/3) o disoccupazione per 48 mesi.
10 Quali sono i vantaggi dei fondi pensione?
La prospettiva di spuntare performance superiori nel lungo periodo, gli incentivi fiscali, un contributo dell'azienda che in caso di mancata adesione non si otterrebbe. Le possibilità di ottenere le anticipazioni, inoltre, sono praticamente le stesse rispetto al Tfr in azienda. La scelta fra fondi e Tfr, comunque, dipende essenzialmente dall'anzianità lavorativa. Chi aveva più di diciotto anni di contributi al 31 dicembre 1995, e quindi è abbastanza vicino al pensionamento, può anche fare a meno della pensione integrativa: da sola, infatti, quella obbligatoria sarà abbastanza vicina all'ultima retribuzione. La previdenza complementare rappresenta invece una strada praticamente obbligata per tutti gli altri lavoratori, che avranno il vitalizio calcolato in tutto o in parte con il sistema contributivo.

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